EVERYTHING IS POSSIBLE IN LATVIA

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EVERYTHING IS POSSIBLE IN LATVIA

| 14 Agosto 2019 | Pubblicato in Mini Siti A workshop in a Sustainable society

Un po’ un’iperbole. Ma funzionava.

È chiaro che ogni viaggio ha la sua storia. Meriterebbe un capitolo a parte, non smetteremmo più. Ogni viaggio ha, inoltre, il suo disagio e non credo possa avvenire diversamente.

Basti questo fatto russo.

Avevo un visto che scadeva dopo dieci giorni. Da impazzire. Volevo incastrare mille cose, ho dormito pochissimo. Da San Pietroburgo a Mosca servono circa 9 ore, dovevo per forza viaggiare di notte. Mi avevano detto di provare lo storico treno russo, che è un’esperienza, ma io avevo prenotato un bus, perché non m’interessava e costava meno.

Poche ore prima della partenza, arriva un messaggio in cirillico dalla compagnia di autolinee che avevo pagato, con nome e cognome, orario, numero di codice.

Dico a Yaroslava: “Wow, qui ti ricordano fino all’ultimo che stai per partire!” Lei legge il messaggio e traduce: “Il tuo bus non parte, c’è troppa neve sulla strada”.

Ho già specificato che volevo incastrare mille cose e che il mio visto aveva breve scadenza. Dovevo arrivare a Mosca.

Yaroslava mi spiega che in Russia succede spesso per il maltempo, ti rimborsano subito.

L’unica alternativa possibile è fare l’esperienza su quello storico treno, che prenotiamo di gran fretta due ore prima del fischio. Non occorre che vi dica quanto mi trovassi lontano dalla stazione che dovevo raggiungere, quanto vento ci fosse.

Pensereste ad un romanzo dickensiano e vi giuro che era l’11 marzo 2019.

Dico a Yaroslava: “Forse lo perdo”.

Solitamente non chiedo aiuto a nessuno, ma quella volta avrei davvero voluto che lei mi accompagnasse.

Yaroslava dice: “Vai, non è difficile”.

Con i russi non attacca. Devi cavartela da solo, se no sei stupido.

Siccome non voglio fare la figura della stupida, specialmente di fronte ad un’altra donna, pur ansiosa e titubante, esco da casa sua e le dico: “Certo che non è difficile. Ce la faccio!”

Ricordo di aver camminato, cambiato metro, corso in mezzo alla gente, ai binari, senza convinzione, quasi senza importanza. Se la fiducia fosse un numero, per me sarebbe negativo. Ricordo di essere salita su quel treno intorno a mezzanotte, nella confusione accelerata, allucinata di scene diverse.

Mi sono bloccata all’ingresso.

Ho visto i letti, il corridoio lunghissimo, lo spazzolino in bocca ad una donna a piedi nudi, le lenzuola bianche e le divise scure della sicurezza. Siccome non voglio fare la figura della stupida, accetto il mio disagio e la mia paura. Non scendo dal treno, non chiamo Yaroslava. Vado avanti.

Mi permetto di consigliarvi di andare avanti, anche se sono la prima a non fidarsi, anche se sarete spinti da una motivazione poco nobile come “non voglio fare la figura della stupida” o “fa freddo fuori, meglio dentro”.

Andate avanti sempre.

Non c’è bisogno di essere sicuri, è molto probabile che non lo siate. Ne vale veramente la pena. Non c’è mai da pentirsi. Forse ancora non si vede, ma questo fatto è positivo. Lo finirò per bene nel prossimo capitolo, dedicato con affetto a Madre Russia.

Da San Pietroburgo a Mosca passano più di settecentomila metri. Pensate solo quanto cambia il mondo…

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