di Savino Carbone *
Un’antica storiella tramandata dagli anziani del Tavoliere, raccontata splendidamente da Tommaso Fiore in un saggio seminale del meridionalismo, narra che un giorno al cospetto di Belzebù si sia presentato un cafone. Il diavolo rimane così scosso dai racconti della povera anima, che aveva lavorato per più di cinquant’anni nella campagne pugliesi, da decidere di radunare i suoi spiriti e trasferirsi nelle assolate Puglie, dove c’è “un altro inferno che ci fa concorrenza”.
A distanza di settant’anni dai fatti de “Il cafone all’inferno” potremmo a ragione dire che non c’è niente di nuovo sotto il sole: ogni anno migliaia di anime scontano la propria pena nei frutteti e nelle baraccopoli sparse per il meridione e la questione bracciantile si ripresenta drammatica con l’arrivo delle grandi stagioni di raccolta. È di questo inferno in terra che “Oltre il ghetto” si occupa, con un viaggio visuale tra Puglia, Basilicata, Campania, Calabria e Sicilia che ha come protagonisti donne e uomini che son riusciti a rompere le catene dello sfruttamento e oggi hanno scelto di intraprendere percorsi di lotta per immaginare una società, un’agricoltura alternativa.
Le storie di Patience, Ibrahim, Batch, Drissa e delle ragazze e dei ragazzi di Tam Tam Basket ci raccontano un’Italia nascosta, fatta di corpi e di anime alla disperata ricerca di un pezzo di felicità. Sono gli invisibili su cui si regge un’economia agricola oltremodo malata, masse finite ai margini delle città e del diritto, costrette all’agonia in bidonville senza luce né acqua, troppo impegnate a sopravvivere per riuscire a rivendicare i propri diritti.
Dai campi di Rosarno all’umanità dolente della pista di Borgo Mezzanone, “Oltre il ghetto” sono innanzitutto cinque vite che ci richiamano alla realtà, ci costringono a scendere in strada, ad incontrare la sofferenza degli schiavi contemporanei per immaginare nuovi spazi di equità e giustizia. Andare “oltre”, appunto, il paradigma di una colonizzazione di ritorno che costringe migliaia di stranieri alla mercè di un sistema in cui la linea tra servi e padroni va sempre più assottigliandosi. Un grande poeta africano una volta ha scritto: “Il mio compito è di ridestare il mio popolo ai futuri sfolgoranti. La mia gioia creare delle immagini per nutrirlo, o luci ritmate della Parola!”.
Gli esempi di “Oltre il ghetto” non danno conforto, mettono a disagio. I protagonisti urlano, si sbracciano. Nel privilegio della frescura delle nostre case, ci scuotono.
Agli agi dei salvati oppongono i volti disperati dei sommersi. I loro fragili riscatti siano un appello a non restare indifferenti, un invito a costruire nuove strade, a scacciare quell’inferno che dai tempi dei cafoni comanda il nostro rapporto con la terra.
* Savino Carbone per Cooperativa Camera a Sud ha curato la regia dei 5 reportage vincitori del contest “Oltre il ghetto. Storie di libertà”, concorso di storytelling – indetto nell’ambito del progetto Su.Pr.Eme. Italia, finanziato nell’ambito dei fondi AMIF Emergency Funds (AP2019) della Commissione Europea DG Migration and Home Affairs – che si pone l’obiettivo di sensibilizzare la comunità sul tema dello sfruttamento lavorativo in agricoltura delle persone migranti, della legalità, dell’accoglienza e della giustizia sociale.
Di seguito i cinque reportage vincitori del contest. Il video premiato dalla giuria tecnica è Luci su Rosarno. La storia di Ibrahim:
Il video premiato dalla giuria social è stato invece In buone mani. La storia di Tam Tam Basket:
Gli altri video finalisti: